Preposti e sicurezza: responsabilità crescenti tra innovazioni normative e giurisprudenza recente
Il ruolo del preposto è sempre stato centrale nella normativa italiana, il D.Lgs. 81/08 lo individua come la figura che, sul luogo di lavoro, sovrintende alla corretta esecuzione delle attività e vigila sul rispetto delle regole di sicurezza. Negli ultimi anni, tuttavia, questa funzione ha assunto una rilevanza ancora maggiore, sia per effetto di alcune sentenze della Corte di Cassazione, sia per le novità introdotte dal Decreto-Legge 159/2025.
Il preposto secondo il D.Lgs. 81/08: una figura operativa, non burocratica
La normativa descrive il preposto come colui che “sovrintende e vigila”. Non si tratta di un ruolo amministrativo, né di una posizione gerarchica meramente formale.
La vigilanza richiesta è attiva, costante, concreta e direttamente collegata alle attività operative. Il preposto non deve “controllare di tanto in tanto”: la Cassazione ha più volte chiarito che la vigilanza deve essere reale, attenta e proporzionata ai rischi presenti.
La giurisprudenza recente: perché le sentenze cambiano la prospettiva
Negli ultimi anni, numerosi casi analizzati dalla Cassazione hanno mostrato una tendenza chiara: il preposto ha l’obbligo di intervenire non solo quando vede comportamenti irregolari, ma anche quando rileva prassi consolidate che hanno preso il posto delle procedure corrette.
La tolleranza verso comportamenti rischiosi è considerata una violazione autonoma, se un lavoratore agisce “come si è sempre fatto”, il preposto non può giustificarsi affermando che la prassi era diffusa.
Un orientamento ricorrente stabilisce che il preposto deve non solo correggere o fermare un comportamento pericoloso, ma anche informare immediatamente i superiori, perché la segnalazione è parte integrante della sua funzione.
Questa visione ha portato a un ampliamento significativo delle responsabilità operative.
Il DL 159/2025 e l’impatto sulla funzione di vigilanza
L’introduzione del DL 159/2025 conferma e rafforza ulteriormente il ruolo del preposto, estendendo il concetto di vigilanza a un piano più documentale e tracciabile. Il decreto, infatti, punta molto sulla tracciabilità delle azioni di prevenzione, rendendo sempre più necessaria una gestione organizzata e non episodica.
Le responsabilità dei preposti non cambiano nella sostanza, ma diventano più strutturate. Secondo il nuovo impianto normativo, infatti, la vigilanza non deve essere solo svolta, ma anche documentata, ciò significa che le aziende dovranno organizzare sistemi di registrazione, report di segnalazione e criteri più chiari di attribuzione della responsabilità.
Le implicazioni pratiche nelle aziende
Nella pratica, tutto ciò si traduce in una revisione dell’intera struttura organizzativa della sicurezza. Le aziende dovranno individuare formalmente tutti i preposti, specificando le aree di competenza e i compiti assegnati.
La formazione dovrà essere aggiornata, più tecnica, più orientata alla comunicazione e alla gestione dei conflitti, perché è proprio nel confronto quotidiano con i lavoratori che il preposto esercita la sua funzione.
La vigilanza dovrà assumere una dimensione più continua: in altre parole, non basterà più “essere presenti”, ma sarà necessario dimostrare di aver esercitato quella presenza in modo conforme al ruolo.
Conclusione
L’evoluzione normativa e giurisprudenziale degli ultimi anni indica chiaramente che il preposto è oggi una figura chiave della prevenzione.
Non rappresenta più un intermediario tra datore di lavoro e lavoratori, ma un elemento essenziale che contribuisce attivamente all’organizzazione sicura del lavoro. La sua funzione, se ben formata e supportata, è uno degli strumenti più efficaci per ridurre incidenti e responsabilità penali.
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